
14 marzo 2025
Inflazione in calo negli Stati Uniti, ma persistono le preoccupazioni per la guerra commerciale
Le principali notizie della settimana sull’economia globale e dal mondo delle imprese.
Soumya Mantha
Strategist, Strategy and Insights Group
Settimana al 14 marzo 2025
A mezzogiorno di venerdì i mercati azionari globali risultano al ribasso nella settimana a seguito dell’introduzione dei dazi su acciaio e alluminio da parte degli Stati Uniti e dell’inasprirsi della guerra commerciale. Il rendimento dei titoli del Tesoro decennali è sceso al di sotto del 4,2% a inizio settimana per poi risalire al 4,3% e resta invariato rispetto a una settimana fa. Il prezzo del greggio WTI è sostanzialmente invariato a 67,01 dollari al barile. La volatilità misurata dai contratti future del CBOE Volatility Index (VIX) è salita oltre quota 29 a metà settimana per poi ridiscendere a 22,3.
L’inflazione negli Stati Uniti rallenta ma resta vischiosa
A febbraio i prezzi negli Stati Uniti sono aumentati del 2,8% su base annua, in calo rispetto al 3% di gennaio. La riduzione delle tariffe aeree ha contribuito al risultato. Anche i prezzi dell’abitazione sono saliti solamente del 4,2% rispetto a un anno fa, l’incremento minimo dalla fine del 2021. L’inflazione core, che esclude alimentari ed energia, è aumentata del 3,1% dall’anno precedente, l’incremento più contenuto dal 2021, ma resta vischiosa. Si teme un rialzo dell’inflazione per via dei dazi imposti dagli Stati Uniti su acciaio e alluminio a cui potrebbero aggiungersi altri dazi nei prossimi mesi. A causa dell’influenza aviaria c’è carenza di uova e polli che ha fatto salire i prezzi degli alimentari. Tra i fattori positivi, l’indice dei prezzi alla produzione negli Stati Uniti (un indicatore dei prezzi all’ingrosso) è rimasto invariato a febbraio e si è attestato al 3,2% su base annua, in calo rispetto al mese precedente. Durante il prossimo incontro di politica monetaria, la Federal Reserve dovrebbe mantenere i tassi d’interesse invariati, tuttavia continua a mostrarsi prudente. Se l’inflazione dovesse salire per via dei dazi, la banca centrale americana potrebbe non essere in grado di intervenire rapidamente abbassando i tassi durante una fase di recessione. Attualmente i mercati prevedono due tagli ai tassi per quest’anno.
Si inasprisce la guerra commerciale
Mercoledì sono entrati in vigore i dazi del 25% sulle importazioni di acciaio e alluminio negli Stati Uniti, che in precedenza erano stati posticipati. In risposta il Canada giovedì ha introdotti dazi del 25% sulle merci in arrivo dagli Stati Uniti. Analogamente, l’Unione Europea ha annunciato un piano per l’imposizione di dazi sui prodotti statunitensi per 28 miliardi di dollari a partire dal mese prossimo, sebbene sia pronta a negoziare. Secondo Wolfe Research, i dazi sono andati oltre la semplice minaccia, nonostante il parziale dietrofront della settimana scorsa. Gli interventi del Presidente Trump finora hanno determinato un aumento dei dazi per lo 0,72% del Pil, il che rappresenta un aumento complessivo dei dazi USA del 267%. Secondo l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), il Barometro degli scambi commerciali a dicembre è salito leggermente da 102,7 a 102,8, il che indica che i flussi commerciali globali stanno aumentando a ritmi medi. Tuttavia, il WTO ha evidenziato che gli scambi commerciali potrebbero aumentare temporaneamente poiché le aziende reagiscono di fronte alla maggiore incertezza.
I consumi delle famiglie gravano sul Giappone
La crescita economica del Giappone nel 4° trimestre 2024 è stata rivista al ribasso a un tasso annualizzato del 2,2% rispetto alla stima preliminare del 2,8%. Gli economisti avevano previsto revisioni di minima entità. Il rallentamento della crescita è attribuibile principalmente alla frenata dei consumi delle famiglie, che a gennaio sono aumentati solamente dello 0,8% su base annua, lontano dalla stima di consensus del 3,7%. La fiducia delle imprese nel settore dei servizi è scesa a 45,6 a febbraio, il livello minimo da luglio 2022, infatti la spesa per beni voluttuari è diminuita a causa dell’aumento del costo della vita, mentre i salari non sono saliti al passo con l’inflazione. Sebbene il salario base a gennaio sia salito del 3,1% rispetto all’anno precedente, registrando l’aumento più consistente in 32 anni, i salari reali rettificati per l’inflazione sono scesi dell’1,8% rispetto all’anno prima. Inoltre, l’economia del Giappone potrebbe trovarsi in difficoltà qualora venissero introdotti i dazi sulle esportazioni di auto giapponesi negli Stati Uniti. La banca centrale giapponese dovrebbe mantenere i tassi invariati durante l’incontro della prossima settimana. La banca centrale ha dichiarato che l’economia è in buona salute e ha espresso l’intenzione di aumentare gradualmente i tassi. Inoltre, nonostante il rendimento dei titoli di Stato decennali del Giappone sia salito all’1,58% a inizio settimana, il livello più alto dal 2008, i funzionari non vedono la necessità di intervenire nel mercato obbligazionario.
All’inizio della settimana la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato una legge temporanea sulla spesa per evitare la sospensione dei servizi federali. Il Senato dovrà votare sulla proposta di legge venerdì pomeriggio, prevedibilmente la approverà e prorogherà i fondi federali fino a fine settembre.
L’Ucraina ha accettato un accordo di cessate il fuoco di 30 giorni, promosso dagli Stati Uniti, pertanto a inizio settimana l’amministrazione Trump ha riattivato il supporto militare al Paese. Inizialmente la Russia non aveva accettato il cessate il fuoco immediato ma, secondo il Presidente Trump, i successivi negoziati sono stati produttivi. Probabilmente saranno necessari altri colloqui per giungere a un accordo.
L’indice sulla fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan a metà marzo, diversamente dalle attese, è sceso da 64,7 del mese scorso a 57,9 poiché l’incertezza economica continua a preoccupare i consumatori. Le aspettative inflazionistiche per il prossimo anno sono salite dal 4,3% del mese scorso al 4,9%, il livello massimo dalla fine del 2022.
La Cina registra qualche pressione deflazionistica, i prezzi al consumo infatti sono scesi dello 0,7% a febbraio rispetto all’aumento dello 0,5% del mese precedente. Le esportazioni, un fattore trainante dell’economia cinese, hanno rallentato al 2,3% rispetto all’anno precedente, inferiori dunque alle aspettative. A causa dei nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti, l’economia cinese dovrà probabilmente affrontare qualche sfida nei prossimi mesi, per cui saranno necessarie ulteriori misure per stimolare la crescita.
La banca centrale canadese ha tagliato i tassi d’interesse di 25 punti base al 2,75%; considerata l’incertezza sul fronte degli scambi commerciali, l’istituto dovrebbe continuare ad agire con prudenza.
A gennaio i nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti sono saliti a 7,74 milioni. I settori come quello immobiliare, finanziario e retail hanno riportato un aumento dei nuovi posti di lavoro, mentre si è registrato un calo nel settore dei servizi professionali e alle imprese, tempo libero e hospitality, così come nel governo federale.
A gennaio la produzione industriale nell’Eurozona ha mostrato segnali di miglioramento poiché l’Europa sta aumentando gli investimenti per la difesa. La produzione manifatturiera è aumentata dello 0,8% su base mensile, oltre le attese. Tuttavia, rispetto all’anno precedente, la produzione resta stagnante.
La produzione manifatturiera nel Regno Unito a gennaio è diminuita dell’1,1%, per cui la crescita economica su base mensile è scesa inaspettatamente dello 0,1%.
Secondo la Bank of England, a febbraio le aspettative inflazionistiche a lungo termine sono passate dal 3,4% del sondaggio precedente condotto a novembre al 3,6%. È il livello più alto dalla fine del 2019. Le aspettative inflazionistiche a un anno sono salite dal 3,0% al 3,4%. La banca centrale prevede di mantenere i tassi invariati in occasione dell’incontro della prossima settimana.
Sebbene l’indice della fiducia dei consumatori in Australia sia ancora sotto la soglia di 100, a marzo è migliorato registrando un aumento del 4% rispetto al mese precedente e del 13,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Si tratta dunque del livello massimo registrato in tre anni dalla fiducia dei consumatori, grazie al rallentamento dell’inflazione e al calo dei tassi di interesse a breve termine.
I future sull’oro hanno superato per la prima volta quota 3000 dollari per oncia troy sulla scorta dell’incertezza economica e nella speranza che la Fed tagli i tassi d’interesse. La domanda di oro è aumentata poiché gli investitori puntano sulla commodity considerata un “porto sicuro” come forma di copertura in portafoglio.
Lunedì: vendite al dettaglio negli Stati Uniti, nuove costruzioni in Canada.
Martedì: nuove costruzioni negli Stati Uniti, produzione industriale negli Stati Uniti, politica monetaria in Giappone, indice dei prezzi al consumo in Canada.
Mercoledì: tasso sui fed fund, indice dei prezzi al consumo nell’Eurozona, prime rate sui prestiti a 1 anno in Cina, produzione industriale in Giappone, tasso di disoccupazione in Australia.
Giovedì: indice dei prezzi al consumo in Giappone, vendite di abitazioni esistenti negli Stati Uniti, tasso di disoccupazione nel Regno Unito.
Venerdì: vendite al dettaglio in Canada, fiducia dei consumatori nell’Eurozona e nel Regno Unito.
Restare concentrati sull’obiettivo e diversificare
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Fonti: MFS research, Wall Street Journal, Financial Times, Reuters, Bloomberg News, FactSet Research, CNBC.com.